Milva – Torino, Alexander platz

Solo i miei passi lungo i viali, Alexander Platz

ConiglioViola “Solo i miei passi lungo i viali” – Alexander Platz, 2006.

Mai nessuno mi aveva dato della “radice”. Tantomeno “quadrata”. Perché il nostro destino, o la nostra forza, è quella di restare sempre giovani foglie, capaci di rinascere ad ogni primavera, sensibili all’aria, alla luce, alle brezze che arrivano da vicino e da lontano e così, continuare ad esistere in nuovi piani, progetti, suggestioni, tanti come le stagioni, trovarsi felicemente sbalzati da Merini a Dürrenmatt e da Maurensig a Gaslini. Chiaro che la linfa che incessantemente fabbrichiamo finisce nei tronchi e alimenta una  florida circolazione sotterranea. Non dovrebbe essere così ? certo ! mi fa piacere. E infatti ecco le nuove emergenze, i cespugli fioriti e rotondi come tanti vinili, e quel tale maschera azzurra, vagamente espressionista, che si aggira per le strade di Torino in una mattina di neve, facendo finta di essere ad Alexander Platz! E c’è poco da scherzare ! nell’82 quando Franco Battiato scrisse per me quella canzone c’era ancora il muro e andarci, ad Alexander Platz da Berlino Ovest, non era esattamente una passeggiata: le stazioni della metropolitana che si prendeva all’ovest erano spettrali all’est, in mezzo alla Porta di Brandeburgo correva il filo spinato e Franco, che riempiva le arene vestito di bianco coi sandali ai piedi e mi aveva conquistata  nel suo non assomigliare a nessuno nessuno!, il fascino magnetico delle parole che perfettissime melodie elementari ed efficacissime facevano scendere dritte al cuore; ecco, Franco aveva pensato alla mia Marlene, alla “mia Germania” – i teatri, le folle, la passione, i continui viaggi in Germania, il successo senza sosta quasi affannoso. Affannati, bulimici gli anni Ottanta ? eccitanti senza dubbio, emozionanti ma anche eleganti, sempre contaminati (io stavo in equilibrio su una corda tesa dalla Scala al Palasport), inevitabilmente au bout de souffle – almeno per me – fra i dischi (otto negli anni Ottanta, sembra fatto apposta…), Piazzolla, Brecht, Vangelis, Berio, Battiato, Jannacci…

Allora cosa c’entra Torino con Berlino, Scemenzo è un imitatore o pretende di più da queste famose radici che forse sono quadrate come gli isolati torinesi (ma non berlinesi) e che certo sono un po’ mitiche anche per me che a Torino mi sono sposata e ho trascorso una fase ben più radicale (radici no? dicevamo), cioè precedente della mia vita… ma perché no? il mito è interessante coltivarlo soprattutto quando diventa una dimensione estetica, un’esigenza, un modo di fare; buona musica, la televisione – almeno allora esisteva una televisione, Antonello Falqui ed io avevamo fatto per esempio Al Paradise che era stata una maniera, fra l’altro, di re-inventare un personaggio televisivo, adesso cosa vuoi inventare? dice giustamente Brice Coniglio che in TV vedi la tua vicina di casa che ti delizia con scambisti, supermarket e preferenze sessuali del cugino…

Trash: non sopporto questa parola. E so che anche ConiglioViola monta su tutte le furie quando la sente. È un aspetto che abbiamo in comune. Vado poco in televisione. La guardo anche poco. Ci passa ConiglioViola ? potrebbe essere una ragione per accenderla, ma l’arte ha sempre cronicamente troppo poco spazio. Gli auguro di trovarne, specialmente per quelle sirene magrittiane senza sguardo e per quel delizioso mostro femmina che si aggira fra prati digitali viola. A proposito: non ho mai creduto alla fandonia della superstizione – l’ho indossato poco, ma solo per via dei capelli.

Coma fa la Rossa a mettersi in viola?

Milva

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